I recenti caso di contagio in Lombardia stanno generando molta preoccupazione negli Italiani dato che il coronavirus è certamente molto serio. Questo perchè le notizie che si stanno diffondendo nelle ultime ore dimostrano che i global risk e la loro connessione rappresentata dai mega-trend deve essere presa in considerazione.
A differenza del secolo scorso, la realtà quotidiana in cui viviamo appare fortemente connessa con tutti gli altri punti del globo. Di conseguenza, grazie a quest’interconnessione anche senza spostarsi in zone “pericolose” la nostra vita viene comunque impattata.
Il coronavirus è partito dalla Cina ma ha raggiunto quasi tutto il mondo. I rischi sanitari sono enormi, abbiamo visto come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) abbia, giorno dopo giorno, elevato il livello di rischio connesso al coronavirus.
Oggi il rischio coronavirus si è materializzato andando a colpire Lombardia e Veneto.
Nonostante ci sia la speranza che restino casi isolati devono essere prese delle misure. La risposta che dobbiamo dare è di tipo professionale, con un approccio proattivo di risk management.
Il rischio pandemie è un evento estremo e sicuramente uno dei più improbabili per un’azienda. E’ difficile da prevedere in quanto non abbiamo a disposizione sufficienti dati storici a supporto di un’analisi quantitativa. Proprio per questo motivo la costruzione di distribuzioni di probabilità sarebbe fortemente influenzata da elementi di soggettività. Tuttavia, gli eventi passati possono darci un’informazione sulla probabile magnitudo dell’impatto di eventi estremi come quello del coronavirus.
Prima di tutto è necessario non diffondere il panico, la gestione razionale di situazioni di emergenza richiede lucidità e prontezza d’azione.
L’approccio di risk management che può essere usato nelle nostre aziende riguarda in particolare la formazione di un gruppo di “Crisis Management” che sia in diretto contatto con le figure aziendali apicali e che possa fungere da punto di riferimento per tutti i dipendenti.
i QUATTRO PUNTI DELL’ACTION PLAN
1. Il primo punto riguarda la completa mappatura di tutto il personale, diretto ed indiretto, per sapere in che zona risiede e numero di cellulare (anche se non aziendale) per essere prontamente contattato.
2. Definire un piano d’emergenza che possa consentire di svolgere il proprio lavoro anche in modalità “telelavoro” con connessioni VPN alla rete aziendale, video-call e conference call.
3. Fare una ricognizione del piano trasferte delle varie unità aziendali sia per viaggi di lavoro verso clienti sia per visite in altre sedi/stabilimenti aziendali. Gli spostamenti devono essere ridotti al minimo indispensabile.
4. Definire bande/livelli di rischio basati sull’eventuale verificarsi di accadimenti connessi all’aggravamento della situazione. Ad esempio: “Rischio Medio-Alto” se presenza di più zone con casi di contagio nella stessa regione; “Rischio Alto” incremento oltre una certa soglia del numero di contagiati.
Nella gestione di questo rischio “operativo” è fondamentale l’accesso ad informazioni dettagliate e la possibilità di diffondere in maniera istantanea messaggi a tutti i dipendenti aziendali, magari utilizzando la messaggistica di whatsapp tramite invio in broadcast oppure, meglio, tramite un canale aziendale di Telegram.
Ricordiamo che un approccio di Risk Management non si adotta semplicemente avendo una figura aziendale con tale titolo ma avendo, una “cultura del rischio”. Questa impostazione crea valore aggiunto sia se impostata come attività di prevenzione sia come attività di gestione.
Fonte: Il sole 24 ore